Nell’ultimo anno vi ho “raccontato” moltissime città, alcune colorate e gioiose, altre grigie ed affascinanti, ma l’aurea di Valencia è probabilmente impareggiabile. Approdiamo in città in un caldo pomeriggio di febbraio e veniamo accolti da un tramonto mozzafiato che si è intersecato meravigliosamente, con la moltitudine di palme che costeggiano la strada. Il nostro appartamento sito nella zona vecchia, ci ha permesso di godere della magnificenza della Cattedrale di Valencia, del “Micalet” il suo campanile e dell’inconfodibile stile gotico valenciano.
La serata è trascorsa fra una piacevole passaggiata a Calle de Colón, la via principale dello shopping, passando dinnanzi la meravigliosa facciata del Museo Nacional de Cerámica, ed una mangiata di paella valenciana, piatto tipico a base di riso, pollo e verdure variegate. Quello che più mi ha sorpresa di Valencia è certamente il clima mite e l’atmosfera gaudente che si respira, l’incontrare moltissime persone a passeggio e il brulicare di locali interessanti dove bere una cosa.
La mattina seguente ci siamo diretti alla Ciutat de les Arts i les Ciències, il mega complesso architettonico realizzato nel 1996 da Santiago Calatrava e Félix Candela, cinque strutture progettate in simbiosi con la natura sui toni del bianco. L’intento degli architetti era certamente quello di rendere omogonea la struttura ai complessi circostanti, a mio modesto parere però, si vede la trascuratezza di un edificio forse troppo massaccio per il piano regolatore della città. Meravigliosa la camminata lungo Río Turia, il polmone verde della città lungo ben 8 km.
Abbiamo lasciato Valencia con la malinconia per non poter rimanere altri giorni, segno inequivocabile di una città che ci è rimasta davvero nel cuore!