Raccontarvi l’Israele non è semplice, un paese meraviglioso ma ricco di contraddizioni, affascinante ma torbido, tranquillo ma con un presente tumultuoso. Atteriamo a Tel Aviv in un pomeriggio domenicale di sole e sin da subito respiriamo un’aria particolare, dovuta alla cultura decisamente distante dalla nostra. Tel Aviv è una bella città moderna, verdeggianti viali sono costeggiati da fantastici edifici in stile Bauhaus. Il costo della vita, si palesa sin da subito molto caro, anche una semplice cena in un pub potrebbe risultare esageratamente costosa. Sicuramente, a dispetto del restante territorio israeliano, Tel Aviv è sprovvista di quell’aurea spirituale che si crede di respirare arrivando qui.
Tutt’altra atmosfera ci accoglie arrivando a Gerusalemme, la città vecchia circondata da mura in pietra color sabbia è di una bellezza disarmante. Ogni angolo è un pezzo di storia di quattro diverse religioni e quindi ogni pietra designa un destino diverso per ogni credenza. Raramente mi capita di piangere in pubblico, eppure arrivata alla soglia del Muro del Pianto, sono scese diverse lacrime. Vedere infermi, persone con handicap fisici e mentali, appoggiati delicatamente con la testa sul muro sperando e pregando per una possibilità di vita migliore è sicuramente una delle scene che più mi ha commossa.
Imperdibile anche il Santo Sepolcro e la Cupola della Roccia, capisaldi di religioni che si scontrano ogni giorno nel mondo ma che in quel lembo di terra sembrano andar d’accordo e cooperare per una spiritualità che alla fine ha un solo scopo, sperare in una vita aldilà della morte.
Nella seconda giornata abbiamo optato per una gita a Masada, fortezza situata a 400 metri d’altitudine rispetto al Mar Morto, che si trova alle sue pendici e che si presenta come il punto più basso della terra. Centinaia di scalini, attraverso il sentiero del Serpente, portano all’accesso della fortezza da cui si gode di un’ottima vista e da cui si scorgono ancora gli insediamenti dei romani pressoché intatti.
Nel pomeriggio ci siamo diretti alla spiaggia di Ein Bokek dove abbiamo avuto il piacere di fare il tanto chiacchierato bagno nel Mar Morto, rimanendo ovviamente a galla.
La breve visita in Israele si è conclusa con uno spiacevole evento, dettagliati controlli aereoportuali mi hanno costretta ad una perquisizione fisica totale, rea di avere un passaporto con molti timbri di paesi mediorientali. Trovo veramente al limite della lesione dei diritti umani essere presa in ostaggio per circa un’ora e mezza, perquisita barbaramente e subissata di domande quasi intime. Una sola certezza dopo questo viaggio: meraviglioso l’Israele ma non ci tornerò.